Alcune cose che ho scritto di recente

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  1. **kappu**
     
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    Storia di un impiegata d’ufficio
    Entrò in ufficio e come ogni mattina si dovette sorbire le occhiatacce dei suoi colleghi. Era l'impiegata più chiacchierata dell'azienda. Non si sapeva come, ma ogni cosa che accadeva là dentro riguardava anche in minima parte lei. Una vecchia storia col capo, fraintendimenti vari e numerose voci di corridoio l'avevano fatta diventare un capro espiatorio.
    Arrivò alla sua scrivania con tanto di andatura ancheggiante, seppur involontaria, con in mano un bicchierino di caffè. Cercò di ignorare gli sguardi di quelle arpie delle segretarie, quelle che davano inizio ad ogni pettegolezzo. Accese il PC e iniziò a lavorare. Ogni giorno a quella stessa ora nella sua mente iniziava a circolare quella sensazione di nervosismo che le faceva contare i secondi che mancavano alla pausa pranzo.
    Mentre stampava varie pagine di documenti che poi sarebbero andati a finire in un qualche archivio nel buio seminterrato dell'ufficio, continuava a sorseggiare il suo espresso. Tutti gli altri, fancazzisti di natura, chiacchieravano a proposito di vacanze in luoghi paradisiaci ed ultracostosi, che riuscivano a permettersi con stipendi che, a parere della donna, erano troppo lauti per loro. Loro che facevano finta di lavorare al computer ma in realtà giocavano a solitario; alcuni poi, alquanto sfacciati, addirittura si mettevano a guardare contenuti vietati ai minori, togliendo furbescamente l'audio.
    Li guardava sempre con atteggiamento di disprezzo, su di loro però quel comportamento rimbalzava indisturbato. Nell'ottica di quei colleghi, lei o era un'impiegatuccia di infima categoria, oppure non esisteva proprio. La donna non sapeva affatto cos'era meglio, essere guardati dall'alto in basso oppure venire completamente ignorati.
    Fatto sta che con queste riflessioni il tempo volava, andò a prendere un altro caffè al piano di sotto. Ogni volta trovava lì quel collega con cui non aveva mai proferito parola. Non sapeva nemmeno come si chiamasse, eppure si era instaurata una specie di amicizia fatta solo di scambi di occhiate e qualche mezzo sorriso. Poi tornava su con fare più rilassato, come se quell'incontro le risollevasse la vita. A lei quell'uomo non interessava affatto, era solo "quasi" contenta di trovare qualcun altro in un simile stato di isolamento.
    Riprese col suo lavoro frenetica e dopo circa mezz’oretta andò dal capo a consegnare il suo lavoro. Ogni volta che la vedeva entrare nel suo ufficio si ricordava del passato e iniziava a ridacchiare tra sè e sé, allora lei gli poneva sempre la stessa domanda: “Qualcosa non va?”. Lui scuoteva la testa e lei se ne tornava indietro perplessa.
    E così arrivò a mezzogiorno, uscì dall’ufficio e andava al bar di fronte a prendersi un tramezzino farcito. E lì si era trovata degli amici, i baristi ed alcuni clienti abituali. Si metteva a chiacchierare allegramente con loro e si sentiva quasi un’altra, libera da quell’atmosfera pesante che c’era mentre lavorava.
    Purtroppo, quell’agognata ora d’aria finì assai in fretta, e dovette risalire le scale per raggiungere l’ufficio.
    Si rimise al lavoro tranquilla e riposata. Dopo un paio d’ore una delle segretarie-arpia le disse che era desiderata all’ufficio del capo. Lei stupita andò a vedere cosa volesse da lei.
    Quello, con aria contenta, le disse che, dopo giorni e giorni di meditazione, aveva deciso di promuoverla e di trasferirla alla sede centrale, in un‘altra città comunque vicina. Avrebbe solo dovuto fare la pendolare, prendere un trenino locale che arrivava a destinazione in una decina di minuti. Rimase comunque senza parole.
    Da una parte non vedeva l’ora di andarsene da quello schifosissimo posto così ostile a lei, dall’altra le dispiaceva abbandonare quelle abitudini che avevano reso più vivibile quell’inferno, i caffè, il collega taciturno, gli amici del bar di fronte. Eppure sapeva che era il tempo di cambiare aria. Nell’altra sede nessuno avrebbe potuto sparlare di lei, dato che nessuno la conosceva. Aveva l’occasione di rifarsi una vita, cambiare giri.
    La cosa l’attirava. Accettò il nuovo incarico e ringraziò il suo capo. Dopodichè prese velocemente tutto quello che le apparteneva sulla scrivania e uscendo potè finalmente mandare a cagare quei suoi odiosi ormai ex-colleghi.
    Questo la fece sentire subito meglio, tanto che si mise a correre per la via verso casa.


    La Luce
    Vivere solo un'illusione.
    Credere che tutto vada bene, che ci sia un barlume di luce là in fondo, e invece niente.
    Pura e sola fantasia.
    E' tutto sempre così.
    Più si prova ad avvicinarsi a quella piccola luce, e più si viene sbalzati indietro.
    Quando la raggiungerò, non lo so.
    Sono stanca, il cammino finora è stato solo faticoso, voglio accasciarmi a terra.
    Non ne posso più di cercare quella minuscola sorgente di vita.
    Me ne starò ferma qui.
    A brancolare nel buio.
    Quel torpore così piacevole che mi avvolge è invitante, voglio abbandonarmi a lui e lasciar perdere il mio irrangiungibile obiettivo.
    Questa musica mi incanta, non vedo più niente.
    Le parole della canzone mi invitano a lasciar perdere quella maledetta lucina, che tanto è una una finzione, anche se la si raggiunge dopo poco si viene lanciati all'inizio del percorso.
    Poche persone sono riuscite a prendere quella luce, e loro dicono che è davvero facile, basta volerlo.
    Ma chi è davvero affaticato non ce la può fare, può solo rimanere nell'oscurità.
    Che nessuno mi aiuti ad arrivare quella maledetta destinazione, voglio essere lasciata qua a qualunque costo. Non voglio più saperne.
    E così la luce scompare, lasciandomi finalmente in pace.

     
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  2. Darkness'Nightingale
     
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    La prima storia è bella, molto introspettiva, la seconda assomiglia più ad una poesia ed è bella anche lei. :)
     
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1 replies since 12/3/2009, 18:50   56 views
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